Social Nazi – De Rerum Parentibus

Che bella la libertà d’espressione, vero?

Già, già, davvero una cosa bella.

Pensate: grazie all’Articolo 21 della nostra sempre amata Costituzione, e qui cito, “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Che conquista, siore e siori…

Pensate, siete liberi di dire tutto quel che volete, nei limiti della legalità e della decenza, e nessuno può obbligarvi a pensarla diversamente.

Potete dire che siete per la legalizzazione dei matrimoni omosessuali!

Potete dire di essere a favore dell’aborto!

Potete dire di essere per l’integrazione dei rifugiati politici!

PENSATE, potete anche dire di essere per l’abolizione dei compiti a casa!

E NESSUNO PUO’ DIRVI NULLA! 😀

Ragazzi, io posso chiudere il blog dopo questo articolo.

Abbiamo un vincitore, non c’è più bisogno di cercare, abbiamo trovato la categoria di esseri umani più facce-di-culo-affonda-sogni-rovina-ideali-distruggi-nazioni-bombarda-generazioni di tutti i tempi!

Il gruppo facebook “BASTA COMPITI!” con annessa petizione!

*sorride malvagiamente ficcandosi le unghie nei palmi delle mani *

Io finirò in prigione per omicidio di massa premeditato con l’aggravante dei futili motivi, me lo sento.

No, scusate, una che cacchio ci prova a farsi un culo così per diventare insegnante, se poi ci sono queste persone nella vita?

Potrei capire se si trattasse di ragazzini: tutti noi, almeno una volta, da bravi piccoli e ingenui studenti, abbiamo desiderato una legge che abolisse i compiti a casa.

Ma qui stiamo parlando di un gruppo di oltre mille GENITORI, quindi gente dell’età media di 40 anni, gente che è uscita dalla fase fallica, gente che è uscita dalle SCUOLE, e che quindi dovrebbe capire l’importanza di ciò di cui stiamo parlando!

E invece no, nella descrizione della pagina mi trovo le seguenti parole:

Il gruppo: “Basta compiti!” nasce per promuovere e sostenere azioni volte a superare una pratica inutile e dannosa, quella dei “compiti a casa”.

E nel post attualmente fissato in alto, trovo addirittura il “manifesto della campagna”.

Un manifesto che trasuda una tale grettezza, una tale profonda ignoranza del valore del meccanismo “compiti”, un tale menefreghismo nei confronti della crescita culturale del pargolo – crescita cui, secondo questi luminari, i compiti a casa nuocerebbero, non chiedetemi per quale astruso motivo – una tale meschinità, in poche parole, che io in questo momento sono sconfortata.

Sì, mi è preso il Male Di Vivere, a livelli così profondi che non riesco neppure a insultare, giusto cielo.

Voi dovete capire, e per capire dovete leggere.

con vibrante soddisfazione vi comunico che mia figlia, prima elementare, ha preso la sua prima nota perchè non aveva fatto tutti i compiti …

dice Vivi, che afferma: “sono una pedagogista e faccio formazione agli insegnanti da 10 anni”. Poco conta che sua figlia “fa i compiti davvero volentieri, appena torna a casa mi dice felice che vuole farli subito”, lei deve mandare avanti una battaglia in cui crede. E certo, sopprimiamo il piacere per la cultura che una pargola di appena 6 anni sta dimostrando, sopprimiamo la sua volontà di imparare, esercitarsi, migliorarsi. I compiti a casa sono il male, sono “diseducativi”, e pertanto lei cercherà di fargliene fare il meno possibile, fregacazzi.

Andiamo avanti:

Settimana scorsa durante il colloquio con le insegnanti dei miei figli, seconda e terza elementare, ho comunicato che i bambini da adesso in poi non faranno più tutti i compiti che verranno assegnati perché io li ritengo diseducativi.

Rincara la dose Leonora, salvo poi rendersi conto delle conseguenze della sua discutibile scelta: se i figli non studiano a casa, si interroga infatti, come faranno a superare le verifiche? Eh, con la forza dell’amicizia e con il supporto degli altri illustri pensatori della pagina.

Che dicono quanto segue alla signora:

beh io credo sia ora di parlarne con la dirigente, perchè se i suoi voti dipendono solo dai compiti allora il problema è a scuola e significa che l’insegnante sei tu. (il nesso? Io non lo vedo, se voi sì, spiegatemelo)

Io sto iniziando a convincermi che il male minore è che se i compiti li fai tu. (e certo, piuttosto che far studiare mia figlia preferisco farle fare io i compiti, d’altra parte pora stellina, è risaputo che le addizioni e le sottrazioni fanno male alla salute!)

Nel frattempo, leggendo questi commenti (specialmente quello in cui le si consiglia di fare i compiti al posto della figlia studentessa di terza che “E’ dispiaciuta perchè prende brutti voti e le compagne la prendono in giro” e “è in lacrime tutte le sere perchè la maestra la sgrida perchè non ha studiato”. Eh, sì, pora stellina, non studia a casa e la maestra brutta e cattivona la sgrida perché non sa una ceppa sulla materia. Proprio una dittatura) mi sono spuntati dei piccoli baffetti e ho cominciato a parlare tedesco.

Ma porca miseria, ma ci state col cervello?

Ancora:

Durante una riunione a scuola alcune mamme hanno chiesto più compiti … propongo l’esposizione su FB delle loro immagini per un linciaggio mediatico assai opportuno. (e ci sono 47 mi piace a quel post, sto per bestemmiare)

Certo, siccome gli assistenti sociali non ne avrebbero già per diffidarvi dalla custodia dei vostri figli, aggiungiamo anche la diffamazione e una puntina di cyberbullismo per non farci mancare nulla.

E no, non accetto che il paladino in questione venga a dirmi che “scherzava” o “era ironico”, già un genitore non dovrebbe pensare all’ABOLIZIONE dei compiti per casa, figuriamoci immaginarsi un pubblico ludibrio. Bel messaggio che trasmetti ai tuoi figli, applauso.

Non si è mai spiegato a quelle ed alte mamme che non è vero che più compiti si fanno più si impara? Come non corrisponde al vero che più si insegna più si impara.

Mentre invece è risaputo che non fare ASSOLUTAMENTE NULLA una volta tornati a casa da scuola, non esercitarsi e non consolidare le nozioni apprese in classe, questo è assolutamente salubre ai fini dell’evoluzione intellettuale del bambino.

Tutti pedagoghi, tutti laureati in psicologia dell’infanzia.

Ovvio, ne sanno più loro che gli insegnanti e il Ministero dell’Istruzione. Che fa le sue cazzate, ok, ma mannaggia, un minimo di visione d’insieme più di voi ce l’ha.

Per il Valalla, io capirei se questi stessero chiedendo una DIMINUZIONE del carico di compiti, che in certe scuole è davvero eccessivo. Ma no, loro stanno chiedendo che NON CI SIANO MAI PIU’ compiti per casa!

Ma io non lo so! Ma dove vivete? Ma che vi fumate? Ma che cavolo!

Però state tranquilli, eh, perché:

(…) il gruppo BASTA COMPITI non è un gruppo che vuole dichiarare guerra agli insegnanti. Vuole semplicemente chiedere ed ottenere l’abolizione dei compiti a casa per motivi ampiamente specificati.

Li vogliamo vedere questi “motivi ampiamente specificati”?

Li vogliamo vedere così posso smontarvi punto per punto?

Chiediamo che i compiti a casa siano aboliti, nella “scuola dell’obbligo”, perché:
– sono inutili: le nozioni ingurgitate attraverso lo studio domestico per essere rigettate a comando (interrogazioni, verifiche…) hanno durata brevissima – dopo un paio di mesi non si ricorda nulla;

Ok, l’ultima volta che ho controllato con “scuole dell’obbligo” (altresì detto “obbligo formativo”) si intendevano elementari (5 anni), medie (3 anni) e i primi due o tre anni superiore, e comunque lo studente aveva l’obbligo di andare a scuola sino al compimento del 16° anno d’età.

Ora, cosa studiamo alle elementari?

Le tabelline, i verbi, la geografia italiana, e comunque tutte le basi delle materie che si studieranno in seguito.

Quanti di voi sanno quanto fa 9×8?

“Sapessi” è condizionale o congiuntivo?

Qual è la capitale d’Italia?

Avete saputo rispondere a tutte e tre le domande?

Bene, sappiate che è anche perché a casa avete fatto un lavoro di ripasso ed esercitazione che viene comunemente chiamato “compito” e che ha fatto sì che queste nozioni venissero consolidate in voi.

Vi spiego: quando siamo piccoli – e giustamente vorremmo solo giocare, dormire e mangiare – non abbiamo la maturità necessaria per dire “prendo appunti” o “studio da solo” o “approfondisco”. Sta all’insegnante guidarti, dirti “devi studiare da pagina x a pagina y” in modo che tu apprendi meglio ciò che a scuola – per distrazione, disinteresse o perché comunque non puoi ricordarti tutto quello che è stato detto in 5 o 6 ore – ti è sfuggito. Quindi sì, i compiti a casa servono, perché senza di essi non si apprende, le cose non restano.

– sono dannosi: procurano disagi, sofferenze soprattutto agli studenti già in difficoltà, suscitando odio per la scuola e repulsione per la cultura, oltre alla certezza, per molti studenti “diversamente dotati”, della propria «naturale» inabilità allo studio;

Cioè, in poche parole, “ai bambini non piacciono”. E certo che non gli piacciono. Per forza che non gli piacciono. Non gli devono piacere. Sono bambini, è ovvio che preferiranno sempre andare a guardare la TV o giocare a calcio, o andare a lezione di teatro al piazzarsi davanti ai libri per il tempo che lo studio richiede. MA – e che, credevate che non ci fosse un ma? – i compiti sono un dovere. Il primo dovere che un individuo incontra nel lungo corso della sua vita. In seguito verranno lavoro, tasse, famiglia, quel che vi viene in mente. I compiti, dunque, oltre che formare le basi della cultura del pargolo, servono anche a dargli le basi della moralità e del carattere. Togligli il dovere fino ai 16 anni, e praticamente hai creato un anarchico menefreghista che non si assumerà mai le proprie responsabilità e rifuggirà da qualsiasi dovere. E allora non osare strapparti le vesti e chiederti in lacrime dove hai sbagliato, perché la colpa deriverà principalmente da questo.

E poi, scusate, volete mettere la soddisfazione di quando non capivate qualcosa a scuola, e dopo aver provato e riprovato, dopo aver studiato e studiato, dopo una caterva di esercizi andati male, riuscite finalmente a capire, a fare? Non esistono studenti “portati” e “non portati”, “capaci” e “non capaci”, esistono studenti che si fanno il mazzo e studenti pigri, punto. Poi, oh, ci sta l’inclinazione naturale (io, per esempio, per quanto mi sforzassi non sono mai stata brava in matematica), ma ripeto, sotto la sufficienza non ci scendi mai, se ti impegni. E ve lo dice una che non ha imparato le tabelline fino alla prima media.

– sono discriminanti: avvantaggiano gli studenti avvantaggiati, quelli che hanno genitori premurosi e istruiti, e penalizzano chi vive in ambienti deprivati, aggravando, anziché “compensare”, l’ingiustizia già sofferta;

No, ma io vi amo, siete i miei nuovi idoli della vita!

Quindi voi, su vostra stessa ammissione, al punto 3 del vostro manifesto, vi definite implicitamente come “non premurosi” e “non istruiti”?

Perché è questo quel che devo pensare.

Perché se foste “premurosi” o “istruiti” non stareste facendo questa petizione, giusto?

Boh, questo punto non lo sto capendo xD non capisco la correlazione tra “buoni voti” e “genitori premurosi”. Premurosi in che senso? Che stanno accanto al figlio mentre fa i compiti? Che fanno i suddetti compiti al posto del figlio? Spiegatemi, non so capendo!

No, perché io ho sempre fatto i compiti da sola nella mia cameretta, senza nessun adulto che mi aiutasse o facesse le cose per me, ma forse sono strana io, a questo punto.

– sono prevaricanti: ledono il “diritto al riposo e allo svago” (sancito dall’Articolo 24 della dichiarazione dei diritti dell’uomo) riconosciuto a tutti i lavoratori – e quello scolastico è un lavoro oneroso e spesso alienante: si danno anche nelle classi a tempo pieno, dopo 8 ore di scuola, persino nei week end e “per le vacanze”;

“quello scolastico è un lavoro oneroso e spesso alienante”.

ALIENTANTE?

I COMPITI?!

DELLA SCUOLA DELL’OBBLIGO???

Ma ragazzi, non so, avete il nuovo Giacomo Leopardi come figlio?

Costretto allo “studio matto e disperatissimo”?

Ok, l’ho già detto su, alcune scuole affibbiano un carico di compiti realmente eccessivo agli studenti, ma allora, se proprio sentite lesi i diritti dei vostri figli, chiedete una diminuzione della mole, non la sua totale estinzione: perché ho già spiegato che i vantaggi che danno i compiti sono molto maggiori rispetto a questi sedicenti svantaggi.

Nessuno mette in dubbio il diritto al riposo e allo svago, ma togliere i compiti a casa significherebbe che quasi tutta la giornata del ragazzino ruoterebbe attorno ad esso: e se un po’ di svago fa bene, troppo impigrisce e abbrutisce. L’assenza di stimoli intellettuali prima ancora che fisici, aliena davvero il bambino, lo fa vivere in un mondo astratto che, una volta cresciuto, cozzerà con la realtà della vita! Una vita in cui l’intelligenza e la cultura sono valori che vanno esercitati e che ti permettono di scalare la scala sociale!

Ok, riciclo una metafora da Marco Merrino.

Immaginate la vita come un grande gioco di ruolo online in stile The Sims. Ci sono le abilità, no? Carisma, Creatività, Logica… Ognuna di queste abilità vi permette di compiere determinate azioni, di avanzare più velocemente nella carriera etc. Più punti abilità significa più vantaggi. Le abilità però non salgono da sole, vi pare? Dovete spendere un certo quantitativo di tempo ad esercitarle, in modo da acquisire il Punto: per il carisma parlerete davanti allo specchio, per la creatività imbratterete tele, per la logica giocherete a scacchi… ecco, immaginate l’abilità Intelligenza: i compiti sono l’attività da svolgere per acquisire sempre più punti in quell’abilità.

Il risultato è ovvio: più ti eserciti, più consolidi, più alla fine sai e puoi quindi applicare le tue conoscenze. Conoscenze che, nella vita, ti serviranno per raggiungere determinati obbiettivi. O anche solo per non fare figure di merda dicendo cose tipo “i vaccini causano autismo”.

– sono impropri: costringono i genitori a sostituire i docenti; senza averne le competenze professionali, nel compito più importante, quello di insegnare a imparare (spesso devono sostituire anche i figli, facendo loro i compiti a casa);

Beh, scusate la franchezza, ma se non volete “sprecare” (il messaggio che traspare è questo) del tempo aiutando i vostri figli nei compiti, le soluzioni sono due e sono semplici:

1) rivolgervi ad un doposcuola o ad un insegnante privato;

2) NON FARE FIGLI.

Poi, mitico come citino il loro non possedere conoscenze professionali del settore scolastico, quando poi vogliono salire in cattedra e dire a chi invece quelle competenze ce le ha come fare il proprio mestiere. Decidete! E poi oh, al solito, parliamo di tabelline e tempi verbali, vuoi farmi credere che non sai spiegarle a tuo figlio?

Mitica poi la frase tra parentesi. Non richiede presa per il culo, credo sia una barzelletta già così.

– sono limitanti: lo svolgimento di fondamentali attività formative (che la scuola non offre: musica, sport…), oltre gli orari delle lezioni, che richiedono tempo, energie, impegno, esercizio, sono limitate o impedite dai compiti a casa;

PFFF.

Intanto: materie come “educazione fisica” ( = sport) e “educazione musicale” ( = musica) sono previste dall’offerta formativa.

Poi concordo: i ragazzi hanno il diritto di fare attività ludico-sportive al di fuori della scuola. Teatro, scherma, tiro con l’arco, quel che volete. MA (anche qui c’è il ma) non devono prevaricare, come altrimenti sarebbe, sullo studio, sull’esercizio, sulla costanza e sull’impegno scolastico.

La solfa è sempre quella: se i compiti sono troppi e di fatto impediscono al pargolo di svagare, chiedetene una riduzione, ma non l’abolizione.

– sono stressanti: molta parte dei conflitti, dei litigi (le urla, i pianti, le punizioni…) che avvengono tra genitori e figli riguardano lo svolgimento, meglio il tardivo o il mancato svolgimento dei compiti; quando sarebbe invece essenziale disporre di tempo libero da trascorrere insieme, serenamente;

* sigh * perché devo ripetermi?

I compiti sono un dovere. E, se non fai il tuo dovere, è giusto che tu venga punito o penalizzato.

Se al lavoro non ti presenti o rendi poco, vieni licenziato.

Se tradisci il tuo partner, questo giustamente divorzia da te.

Se non paghi le tasse, ti viene Equitalia a casa.

Se commetti un crimine finisci in prigione.

Se non fai i compiti, figlio mio, minimo minimo ti impedisco di guardare la TV. Ma minimo.

Ti punisco perché nella vita funziona così: non fai il tuo dovere, vieni punito. E a poco valgono i piagnistei, le scuse, le urla: hai sbagliato, e paghi.

È una lezione morale. Serve.

Finitela di provare a mettere i vostri figli sotto una campana di vetro imbottita di cotone arcobalenoso: prima vengono a contatto con la dura realtà della vita, meglio è. Male di certo non gli fa, smettiamola con la solfa del “eh, son bambini, non capiscono”. Non capiscono un par de palle, e se non capiscono, tanto meglio, la punizione glielo farà capire.

– sono malsani: portare ogni giorno zaini pesantissimi, colmi di quadernoni e libri di testo, è nocivo per la salute, per l’integrità fisica soprattutto dei più piccoli, come dimostrato da numerose ricerche mediche.

Qui concordo: effettivamente io alle elementari fui costretta a comprare il trolley perché il mio zaino era davvero troppo pesante e io ero davvero troppo piccola.

Ma fare i compiti a casa e avere lo zaino pesante sono due cose che non centrano l’una con l’altra.

Il libro di testo il bambino dovrà comunque portarlo a scuola, compiti a casa o non compiti a casa, quindi di che stiamo parlando? Del nulla, della fuffa.

Personalmente sono per il digitale: affidare cioè un tablet ad ogni studente e comprare gli e-book dei testi scolastici. Il ragazzo non si carica troppo (e tra l’altro può fare i compiti direttamente sul tablet), gli e-book costano poco e ci giova anche l’ambiente (meno carta stampata, meno inquinamento, più alberi).

Togliere i compiti non risolve questo problema in particolare.

Quindi, dopo aver smontato tutta la tesi di questa gente, cosa cambia?

Assolutamente nulla, loro hanno il sacrosanto diritto a pensare quel che vogliono.

A pensare, appunto.

Finché non diventa legge, la loro proposta mi fa solo ridere e calare un po’ di sconforto.

Ci faccio su un articolo e bon, amici come prima.

Ma temo per i loro figli perché questo che loro promuovono non è un bel messaggio, ragazzi miei.

E spero che la loro resti una minoranza.

E che le loro proposte non vengano mai neppure prese in considerazione.

-D